lunedì 31 maggio 2010

TIPI DI GOVERNO

MONARCHIA ASSOLUTA
la monarchia assoluta è un ordinamento nel quale i poteri dello Stato sono tendenzialmente accentrati nelle mani del sovrano, il quale non incontra limiti giuridici al loro esercizio.
Deriva dal latino "legibus solutus" (sciolto dal rispetto delle leggi). L'esempio classico è la monarchia francese di Luigi XIV (nel XVII secolo).
MONARCHIA COSTITUZIONALE
Nella monarchia costituzionale il sovrano regna e governa, ed ha poteri limitati e stabiliti da una costituzione, ma tuttavia più vasti di quelli di cui godrebbe in una monarchia parlamentare. La funzione legislativa è esercitata collettivamente dal Re e dal Parlamento, il Re è anche titolare del potere esecutivo, che viene però affidato ad un Governo, che dipende dal volere del Re. Al Sovrano spettano inoltre poteri rappresentativi e quelli di nomina di altre cariche, come quelle della magistratura. Il Re concorre alla prassi legislativa attraverso il potere di nomina dei membri di una delle due Camere del Parlamento – si tratta della Camera Alta che ha, tuttavia, in genere poteri più ristretti, rispetto a quella eletta dal popolo; inoltre, a seconda delle costituzioni, il monarca può conservare un potere di veto, parziale o assoluto, all’atto della promulgazione delle leggi; oggi, per esempio, senza la firma del Granduca, nessuna legge può entrare in vigore nel Lussemburgo: egli dispone di un diritto di veto assoluto, sebbene il Granducato si configuri più come una monarchia parlamentare che costituzionale. Il potere giudiziario, infine, viene amministrato da un corpo di funzionari a ciò preposti, i giudici, la cui indipendenza è garantita dal Sovrano; essi amministrano la giustizia in nome del Re. In questa formula, come si vede, il Capo del Governo non è che un fiduciario del Sovrano; pertanto, l’eventuale voto di sfiducia da parte del Parlamento non può determinarne la caduta.
Repubblica presidenziale
è una forma di governo in cui il potere esecutivo si concentra nella figura del Presidente che è sia il capo dello Stato sia il capo del governo. Generalmente è eletto direttamente dai cittadini e forma il suo governo; essendo capo di stato non ha bisogno di voto di fiducia parlamentare anche perché, avendo già ottenuto il voto della maggioranza dei cittadini tramite il loro voto, non ha bisogno della fiducia dei loro rappresentanti. La legittimazione attraverso il voto conferisce al presidente una chiara superiorità rispetto ai suoi ministri, non sempre rimarcato nei sistemi parlamentari.
Il Parlamento, eletto indipendentemente dal Presidente, è il solo titolare del potere legislativo. Per controbilanciare il grande potere politico affidato al Presidente, infatti, ai deputati viene affidata l'esclusiva potestà di iniziativa legislativa. Il Presidente non può assolutamente modificare le leggi se non affidandosi a deputati a lui vicini che agiscano secondo i desideri del Capo dello Stato. La potestà legislativa non può essere delegata in alcun modo al governo neanche per motivi d'urgenza. Questa netta divisione funzionale fra Parlamento e Presidente si riflette nell'insindacabilità politica reciproca fra i due organi: il Parlamento non può licenziare il Presidente il quale a sua volta non può sciogliere le Camere. È il principio cardine della Separazione dei poteri che garantisce la democraticità di questa forma di governo. Tuttavia è presente un sistema di controllo reciproco (check and balances, ossia freni e contrappesi) con cui i titolari dei suddetti due poteri si limitano: il parlamento ha il potere della borsa (approvazione del bilancio e degli interventi comportanti nuove spese), mentre il presidente è titolare del potere di veto.
A corollario del sistema, secondo i principi di Montesquieu, vi è l'indipendenza del potere giudiziario il quale, diretto da una Corte Suprema nominata dal Presidente, ne è comunque totalmente autonoma in quanto non revocabile e vitalizia.
REP.PARLAMENTARE
Nel sistema politico detto repubblica parlamentare il parlamento è l'unica istituzione a detenere la rappresentanza della volontà popolare, in quanto tale elegge in modalità differenti sia il governo che il presidente.
Il presidente ha una funzione di garanzia verso le parti politiche e di rappresentanza dell'unità nazionale, perciò usualmente non ha forti poteri di influenza politica sulle istituzioni.
Il parlamento si rapporta con il governo tramite il voto di fiducia, in questo modo esso ha perennemente il controllo sull'agire dell'esecutivo con la possibilità di revocarlo e nominarne un altro.
Il giudizio sull'operato di una certa maggioranza parlamentare e del suo governo viene quindi espresso dai cittadini solo tramite il rinnovo dell'assemblea legislativa, diversamente da quanto avviene nelle repubbliche presidenziali.
Tale forma di governo è quella attualmente dominante in Europa.
REP.costituzionale

Rep.federale
La caratteristica principale di una federazione sta nel fatto che, in esso, i tre poteri sono divisi sia in modo funzionale (legislativo, esecutivo e giudiziario) sia territoriale, in quanto il potere è diviso tra livelli differenti di governo che sono al tempo stesso indipendenti e coordinati, posti su piani paralleli.
Negli Stati federali esistenti finora i livelli di governo identificati sono stati fondamentalmente due: quello dello Stato federale e quello degli Stati membri. Ma in questi ultimi anni è emersa la forte esigenza, soprattutto nell'Europa occidentale, di riformare in senso federale anche gli Stati membri e di riconoscere quindi come livelli di potere autonomo tutte le comunità locali, dalle regioni fino al livello più vicino al cittadino: le città e i loro quartieri.
Diversamente da quanto accade negli Stati unitari, nello Stato federale il governo centrale detiene soltanto le competenze ed i poteri necessari per garantire l'unità politica ed economica della Federazione (quindi: politica estera, difesa, politica economico-monetaria).
Agli altri livelli, non posti in basso, ma sullo stesso piano di quello federale, è attribuita piena capacità di autogoverno in tutte le materie che non siano conferite al governo federale. Ogni livello di governo dev'essere indipendente da quello superiore nella sfera che gli è propria ed esclusiva.
Proprio per quest'equilibrio costituzionale la composizione del potere legislativo, risulta caratterizzata da un bicameralismo di tipo particolare. Prendendo come esempio gli Stati federali esistenti, un ramo del parlamento rappresenta il popolo della federazione in misura proporzionale al numero degli elettori, mentre l'altro è composto dai rappresentanti degli Stati. La Germania vede il Bundesrat, cioè la camera degli Stati federati della Germania, avere un numero di rappresentanti non fisso, ma stabilito in base alla popolazione; la differenza col sistema vigente negli Stati Uniti d'America, dove, tra l'altro, al senato vanno due rappresentanti per ogni Stato, prescindendo dalla loro estensione e demografia, sta nel fatto che, mentre il senato americano è eletto a suffragio universale, il Bundesrat è invece nominato dai governi degli Stati federati: ciononostante anche lo Stato tedesco è federale, dato che le regioni (Länder) hanno amplissimi poteri.
Le leggi, in qualsiasi Stato federale, per essere approvate devono avere sia il consenso della maggioranza dei rappresentanti del popolo della federazione, sia quello della maggioranza degli Stati membri, che mandano i loro rappresentanti nel Senato o Camera degli Stati. Questo tipo di bicameralismo viene riprodotto in tutti i livelli di governo (Federazione, Stati Federati, Regioni, forse anche le Province, sicuramente i Comuni).
Affinché la divisione dei poteri tra governo centrale e governi locali sia assicurata, essa deve essere non solo sancita da una Costituzione scritta, anche tutelata da un potere autonomo che annulli i provvedimenti legislativi e amministrativi incostituzionali e che si pronunci in ultima istanza inequivocabile e inappellabile negli eventuali conflitti di attribuzione dei poteri.
Questo potere è il potere giudiziario che fonda la propria indipendenza proprio sull'esistenza di diversi livelli di governo (ciascuno dei quali ha interesse a tutelare l'indipendenza del potere giudiziario rispetto agli altri livelli) e che può quindi garantire il primato della Costituzione (che quindi dev'essere rigida) imponendone il rispetto a tutti gli organi dello Stato federale.
Infine, se nessun'autorità di governo dev'essere subordinata alle altre nell'ambito delle proprie competenze, è indispensabile che ciascuna disponga delle risorse necessarie per lo svolgimento delle funzioni assegnatele dalla Costituzione. Tutte devono quindi avere il potere di riscuotere imposte per finanziare i propri servizi e le proprie politiche.
Riguardo poi al potere esecutivo non è indispensabile che chi lo detiene sia indipendente dalla fiducia del parlamento (come avviene negli Stati Uniti che sono anche una repubblica presidenziale); è però essenziale che il governo sia stabile e che duri tutta la legislatura. Esistono stati federali che sono repubbliche parlamentari, come la Germania e l'Austria, in cui vige il cancellierato.
Dagli stati federali si distinguono le confederazioni, nelle quali gli stati membri sono soggetti di diritto internazionale.
Autarchia
Il termine autarchia definisce, oltre al concetto di autosufficienza giuridica, ossia di autogoverno, quello di autosufficienza economica, chiamato anche economia chiusa, in cui non sono presenti relazioni commerciali con l'estero e l'ecosistema economico nazionale non è influenzato dalle tendenze internazionali.
Un esempio di autarchia economica può essere individuato nell'Italia fascista e nella Germania nazista.
Il clima teso delle relazioni internazionali e il pericolo di una imminente dichiarazione di guerra aveva spinto diversi Paesi ad accogliere il principio economico in base al quale una nazione deve essere in grado di produrre autonomamente tutto ciò di cui ha bisogno.
In Italia fu adottata una politica autarchica come risposta alle sanzioni economiche, quali il blocco del commercio d'armi, imposte dalla Società delle Nazioni per l'invasione dell'Abissinia. Vennero a mancare perciò alcuni rifornimenti di materie prime, ma l'efficacia delle sanzioni fu diminuita dal fatto che esse non riguardavano il petrolio ed il carbone essenziali all'industria italiana e dal fatto che diversi Paesi con cui l'Italia aveva intensi rapporti commerciali (per esempio la Germania) non aderivano alla Società delle Nazioni (e quindi non rispettarono affatto il blocco) mentre altri paesi membri applicarono in modo blando le sanzioni.
Il regime fascista, anche per ragioni di propaganda, dette un largo spazio ai prodotti autarchici.
A tale proposito Cesare Marchi in "Quando eravamo povera gente" riferisce che il modo di dire "roba di prima", volendo indicare merce di qualità, nacque allora. "Prima" non era la posizione nella graduatoria della qualità, ma voleva dire roba di prima delle sanzioni - e quindi dell'autarchia, con riferimento iniziale ai tessuti (quelli inglesi erano ritenuti i migliori), poi esteso a tutte le merci ed ai cibi. Uno dei prodotti che invece ebbe successo (e difatti esiste tuttora) è il formaggio italico, creato unificando in un unico processo tutti i processi di produzione dei vari formaggi.
La Societá delle Nazioni cancelló le sanzioni dopo soli sette mesi, ma gli effetti politici ed economici sull'Italia proseguirono, grazie all'abile sfruttamento da parte della propaganda fascista, ed i programmi autarchici durarono per anni, fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Un risultato positivo dell'autarchia fu lo sviluppo della ricerca scientifica soprattutto nella chimica, in cui grande ruolo ebbero l'Istituto Guido Donegani, la Società Agricola Italiana Gomma Autarchica, e l'Azienda nazionale idrogenazione carburanti (ANIC), per la produzione di carburanti autarchici partendo dal carbone.
Con il dopoguerra la politica a livello mondiale si spostò al libero mercato ed in breve furono aboliti tutti gli istituti e le normative basati sull'autarchia.
Oggi le situazioni di autarchia sono molto rare.
Difatti, una delle caratteristiche fondamentali che hanno caratterizzato i governi democratici che si sono succeduti nell'ultimo dopoguerra, è quella dell'interdipendenza sia politica che economica che ha trovato la sua più ampia e valida espressione in Europa nella costituzione dell'Unione Europea.
La politica a cui i governi europei si sono ispirati, è esattamente l'opposto di quella autarchica: ad una politica isolazionista hanno contrapposto una politica di apertura e collaborazione internazionale.
Inoltre, con il termine autarchia ci si riferisce al fatto che l'ente locale, per operare, adotti veri e propri provvedimenti amministrativi di tipo autoritario, per niente differenti da quelli adottati dagli organi statali.

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